La vita Arrovescio – RINA TROVATO

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Eʼ proprio il vero nuovo potere

che non vuole più avere

tra i piedi simili pari.

Eʼ proprio questo potere

che non vuole più che i figli

si impossessino di simili eredità ideali”.

Pier Paolo Pasolini

Altri due anni e poi mi fermo. Devono costruire un museo della memoria con tutte le fotografie e i documenti delle lotte che abbiamo fatto qui a Badolato. Perchè senza storia non si vive”. Allʼanagrafe Rina Trovato ha 74 anni.

Questo è un dettaglio che scompare subito quando con entusiasmo ti racconta i suoi progetti. Rina di voglia di parlare e di raccontare ne ha tanta. Non accetta di vedere tutte le lotte fatte, le battaglie vinte in questo piccolo paese calabrese, pian piano scomparire dalla memoria dei più giovani ingoiate dallʼindolenza. La storia di Rina la puoi ascoltare dalla sua voce pacata, impreziosita dallʼaccento calabrese o leggere fra le righe disegnate dal tempo sul suo volto. Nel 1952 ha fondato insieme con Carmela Amato la sezione badolatese dellʼunione donne italiane.

Dal 1959 al 1970 si trasferisce a Catanzaro e fonda il movimento femminile. Rientra a Badolato e inizia le lotte e i picchetti per avere lʼasilo e la scuola a tempo pieno. In quel periodo cʼè spazio anche per le lotte sociali a favore dellʼaborto e del divorzio.

Il 2011 è un anno particolare. Questʼanno è il sessantesimo anniversario dello sciopero Arrovescio. Di cosa si tratta?

Nel secondo dopoguerra Badolato era un piccolo borgo sperduto del sud Italia in mano allo strapotere baronale che lʼUnità e le promesse del dopoguerra dei politici non avevano cancellato. Per i braccianti, chini tutto il giorno sulla terra, la vita non era vita.  A fine giornata ricevevano lʼelemosina del barone: un poʼ di olio, un poʼ di grano, gli avanzi.

Qui nei primi anni cinquanta manca tutto. Manca soprattutto il lavoro. Che sciopero vuoi fare quando il lavoro non cʼè? Così la rabbia dei contadini si trasforma in qualcosa di costruttivo: riprendere il progetto abbandonato da anni della strada per la montagna, che doveva sostituire una vecchia mulattiera, e poi farsi dare i soldi del lavoro dalla provincia.

Organizzati dalla locale sezione del PCI i contadini cominciano questa avventura.

Oltre duecento persone, un paese intero, per tre mesi infrangono i veti di alcuni notabili contrari a cedere le loro terre a questʼopera di ammodernamento e costruiscono questa lunga strada in salita. Rina aveva 13 anni nel 1951. La incontro il giorno della presentazione del libro di Francesca Chirico che ha fermato questi eventi in un romanzo. Lʼopera è dedicata a tutti i costruttori di strade in salita. A tutti quelli che non accettano lʼordine delle cose e vogliono rovesciarlo, metterlo nel verso giusto.

Rina mi mostra un sacco di tela bianca di un metro per un metro: “è la prima cosa che mi porto dietro quando cambio casa. Mio padre me lo ha dato durante lo sciopero. Dovevo andare in paese a raccogliere i fagioli nelle case delle persone. Poi, passavo nelle botteghe a raccogliere la pasta rotta e portavo tutto ai lavoratori per farli mangiare”.

Contro i baroni, contro la polizia che controlla ogni giorno i braccianti costruttori di strade, contro chi vorrebbe fermare tutto, la strada si fa. E la strada cʼè ancora, qualche anno fa lʼhanno asfaltata. Un strada in salita che attraversa campi coltivati, aranceti e ulivi. Una strada che ancora oggi rimani a bocca aperta se ci vai. Perchè da qui vedi il mare, il paese e fai fatica a percorrerla tutta a piedi, lunga e ripida come è.

Gli occhi verdi di Rina iniziano a raccontarti qualcosa mentre lasciano ai pensieri tutto il tempo di mettersi in coda per essere tradotti in voce e gesti: “il sacrificio che abbiamo fatto noi, mangiare una volta al giorno per tenerci la nostra dignità, dovete farlo anche voi.

Perché la dignità vale più di ogni altra cosa. Il sacrificio degli altri lo state vivendo voi, prendete ora quello che potete e portatelo ai vostri figliDovrebbero fare dei murales con le foto dello sciopero. Per tutti i calabresi e per tutti i visitatori di Badolato”.

Saluto Rina con un abbraccio e un arrivederci sussurato. Cammino con calma lungo le vie di questo paese purtroppo abbandonato, specchio di una terra dove vivere diventa sempre più difficile. I vecchi aspettano alla finestra o seduti sulle panchine in piazza la fine della giornata. I giovani tornano dalla marina, la Badolato sul mare costruita negli anni 50, architettando una fuga al nord, disinteressati di storie passate.

Eʼ una esigenza immediata: la Calabria ha bisogno di storie positive, ha una necessità urgente di pensieri arrovescio per scrollarsi di dosso un destino assegnatole da altri.

Aprile 2011

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